
Come ogni anno, sul finire dell'estate, senza nemmeno attendere i primi freddi, i giornali si sono riempiti di articoli sull'
influenza e numerosi esperti si cimentano ora in previsioni sulle caratteristiche della prossima stagione influenzale. Le notizie che giungono dal convegno dei microbiologi seguono la logica induttiva: siccome i virus presenti nel vaccino raccomandato dall'
Organizzazione Mondiale della Sanità per la stagione 2012-2013 sono un po' diversi da quelli degli anni scorsi, allora la nuova influenza sarà diversa e certamente più “cattiva” di quella vecchia. Il ragionamento è fondato sul fatto che, da un anno all'altro, nel sistema di difesa immunitaria degli uomini (un complesso di organi e funzioni preposto a difenderci dalle aggressioni esterne) resta il “ricordo” dei virus passati. Da qui l'ipotesi che l'arrivo di virus nuovi, trovando soggetti impreparati e indifesi, possa causare più danni del solito.
Vediamo di capire meglio la questione.
L'influenza è una malattia estremamente contagiosa e, ancora oggi, su scala mondiale, rappresenta una delle più diffuse malattie infettive dell'uomo. La sua trasmissione avviene da soggetti malati attraverso le vie respiratorie (tosse, starnuti, ecc.). Il quadro clinico dell'influenza è caratterizzato da un brusco rialzo della temperatura corporea, che può raggiungere i 39-40 °C, accompagnato da spossatezza, cefalea, dolori muscolari e articolari. Successivamente compaiono i sintomi tipici delle infezioni alle vie respiratorie, quali rinite, tosse e mal di gola. Questi sintomi non sono esclusivi dell'influenza e possono essere causati da una grande quantità di virus diversi: i virus influenzali (che sono quelli con una spiccata tendenza a modificare continuamente le loro caratteristiche) e numerosi altri di tipo respiratorio. Un
sistema internazionale di sorveglianza continuamente segnala le caratteristiche dei virus influenzali circolanti durante la stagione invernale di un emisfero del mondo per suggerire la composizione del vaccino per la stagione influenzale che sta arrivando nell'altro emisfero.
Effettivamente quest'anno i virus circolanti sono stati un po' differenti ma è molto difficile stabilire se alle nostre latitudini arriveranno proprio gli stessi che hanno già circolato dall'altra parte del mondo e, soprattutto,
non è assolutamente certo che questi virus siano più temibili di quelli passati. Per prevedere la loro pericolosità non bisognerebbe guardare tanto alla loro
virologia (le loro caratteristiche di laboratorio) ma apprezzare la loro
epidemiologia (cioè la loro diffusione e l'impatto sanitario che hanno prodotto nella popolazione colpita). Come per ogni malattia infettiva, anche il comportamento epidemiologico dell'influenza è il risultato di tre diversi fattori: un
agente (il virus, che può essere più o meno aggressivo) un
ospite (l'uomo, che può essere più o meno difeso) e l'
ambiente (che può favorire o sfavorire il contatto tra agente e ospite).
Se guardiamo all'epidemiologia dell'influenza negli ultimi 20 anni vediamo che
sia la diffusione sia la gravità di questa malattia sono di molto attenuate. Nelle annate peggiori (tra queste proprio l'anno scorso) l'influenza ha costretto complessivamente a letto poco più del 10% della popolazione e nella settimana di massima incidenza i malati non hanno superato l'1%. Niente a che vedere con le grandi epidemie del primo dopoguerra quando intere fabbriche e uffici erano costretti a chiudere per la malattia. Eppure in questi anni i nuovi virus sono stati tanti, ci sono state addirittura due
pandemie (con diffusione planetaria di virus totalmente nuovi che avrebbero dovuto trovare impreparata gran parte della popolazione mondiale) e anche i soggetti colpiti non sono sempre gli stessi (attualmente, ad esempio, sono maggiormente interessati i bambini).
Allora perché
l'influenza si presenta sempre meno grave? Probabilmente l'arrivo di nuovi virus, più o meno aggressivi, ha trovato popolazioni sempre più difese (perché lo stato di salute è molto migliorato nel corso degli anni per via della miglior alimentazione e delle migliori condizioni di vita è perché i gruppi più fragili vengono protetti con la
vaccinazione). Inoltre l'ambiente è diventato sempre più ostile alla diffusione dei virus (le nostre case sono molto più pulite e meglio riscaldate di quelle dei nostri nonni). Quindi, pensando alla prossima stagione influenzale, è ragionevole dire che è possibile che giunga una variante virale nuova e più aggressiva ma è molto probabile che questo virus trovi una popolazione di ospiti in grado, nella maggior parte dei casi, di superare la malattia senza troppi problemi.
Che fare allora? Aspettando di scoprire come saranno i nuovi virus influenzali (sul cui comportamento possiamo fare ben poco) rammentiamo le regole da seguire (che invece dipendono completamente da noi) per
migliorare le nostre difese contro i virus respiratori:
Quando poi inizierà la stagione e si verificheranno i primi casi ci saranno altre regole da osservare: