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Fiom Cgil scende in piazza, “tra la gente” per manifestare tutto il disagio della categoria e per “aprire un dialogo con i cittadini”. Un tentativo, quindi, di portare il confronto sindacale oltre i cancelli della fabbrica, come ha confermato il segretario provinciale
Mirko Oliaro: “vogliamo portare il dibattito fuori dalle fabbriche, tra la gente, perché sono punti che riguardano tutti, non sono gli operai che sono, prima di tuttio, cittadini”. La situazione di difficoltà che sta attraversando il Paese “è indubbia ma questo non deve giustificare il fatto che tutto debba essere concesso. Basti pensare alla scelta Fiat di non rispettare i contratti”. Oggi i lavorattori erano a Novi, in piazza XX Settembre. Domenica si sposterannoa Casale Monferrato, lunedì ad Alessandria.
Tra le richieste di Fiom, c’è “il rispetto dei contratti nazionali di lavoro che non consenta deroghe e che sia sempre votato dai lavoratori; la cancellazione dell’articolo 8 della norma sui licenziamenti facili; il mantenimento delle pensioni di anzianità e l’approvazione dei decreti attuativi per i lavori usuranti; l’introduzione della patrimoniale sui grandi patrimoni e una seria lotta all’evasione fiscale; i tagli dei costi della politica; interventi concreti che attraverso ammortizzatori sociali evitino i licenziamenti facili scaricando la crisi ancora di più sui precari e soggetti deboli”.
Su quest’ultimo punto, in particolare, si concentra l’attenzione di Fiom a
Serravalle Scrivia. La
Kme ha infatti comunicato di voler portare avanti il piano industriale che prevede
l’esubero di 60 posti di lavoro e la dismissione degli impianti di lavorazione dei tubi di rame. “Una scelta che contestiamo – dice il rappresentante Fiom
Angelo Paternò – La direzione di stabilimento sotto questo punto di vista si è detta disponibile a dialogare. Il 2 dicembre, nella sede del gruppo a Firenze, andremo a discutere di una serie di proposte alternative ai licenziamenti. Nella sezione tubi rame lavorano soprattutto giovani, è quindi impensabile ricorrere ai pre-pensionamenti. Chiediamo che l’azienda sgomberi il tavolo delle trattative da quei 60 esuberi e si torni a parlare, ad esempio, di riunificazione della due società (l’attività era stata “spezzata” in due rami: la Kme Spa e Kme Bras che si occupano rispettivamente di ottone e rame, ndr)”. Il piano industriale dovrebbe scattare comunque dopo aprile: fino a quella data sono infatti in vigore i contratti di solidarietà “con riduzione delle ore lavorate, e del relativo salario, del 40%. Una misura che già pesa sulle tasche dei lavoratori”.